lunedì 31 dicembre 2007

VU - LOADED




Found Somewhere on the Net

The beginning of a new age? Ma sì, via! Auguri!!!



Non so perché, ma sono due o tre giorni che mi frulla in testa il verso di una canzone dei Velvet Underground, "It's the beginning of a new age". Dipenderà dalle ultime ore del 2007, che si sta inesorabilmente liquefacendo nell'oceano della memoria come una candela attorno al suo stoppino. Strano! Anche "Loaded", l'album in cui è contenuto il brano proposto nel post, segnò lo scioglimento dei Velvet. John Cale se n'era già andato da tempo, sostituito dal bassista Doug Yule; "Moe" Tucker, in maternità, non prese nemmeno parte alle registrazioni, nonostante sia regolarmente accreditata sulla copertina del disco; come se non bastasse, Lou Reed - dopo aver lasciato la band - cominciò a lamentarsi che il montaggio ed il missaggio del long-playing erano stati stravolti senza il suo consenso. Ad ogni modo, da quando è stata immessa sul mercato la cosiddetta "Fully Loaded Edition" nel 1995, si possono ascoltare le "full-length versions" sia di "New Age" che di "Sweet Jane" e "Rock & Roll", oltre a numerose "demos", "alternate mixes" e "outtakes" degli altri sette pezzi del quarto ed ultimo album dei VU (ci sarebbe, invero, anche "Squueze", pubblicato nel '73, ma l'unica cosa di cui può "fregiarsi" quel 33 giri è il nome del gruppo). "Hommage" sarcastico ed irriverente all'attrice Kim Novak ("Can I have your autograph / He said to the fat blonde actress..."), "New Age" viene qui presentato nella versione originale cantata da Yule. E allora che c'entra la foto di Lou Reed, oltretutto scattata a più di trent'anni di distanza dall'incisione di "Loaded"? Poco, lo ammetto, ma almeno è inedita e bizzarra... almeno quanto questo post. Vi auguro un 2008 ricolmo di gioia e serenità, traboccante di salute, e ricco di soddisfazioni. Speriamo davvero che sia l'inizio di una "Nuova Era"... Mentre lo scrivo, però, la mia congenita natura pessimistica mi ricorda - meglio, mi "rimembra" - il "Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere"...

New Age

lunedì 24 dicembre 2007

Fats Domino - I'm Ready - I'm In Love Again (Palauer, Roma, 17 nov. 1988)



Oh, su Internet c'è proprio tutto!

"Fats" sì, ma con sublime leggerezza




Ci sono pochi artisti baciati dalla grazia e dall'innocenza. Uno di loro è senz'altro Fats Domino. Ricordo il suo sorriso contagioso ed i suoi occhi estatici mentre, allo storico concerto romano dei "Giganti del Rock 'n' Roll" (Palauer, 17 novembre 1988), accarezzava il piano con le sue manone inanellate, cavandone con trascendente leggiadria le note di "Hello Josephine" (e dire che quella sera aveva pure una malaugurata infreddatura!). Ecco perché ho scelto proprio lui per rinnovarvi i miei migliori Auguri di Buon Natale. Ascoltate con attenzione questo disco: "Antoine Dominique" da New Orleans (scampato per miracolo all'uragano Katrina) non riesce ad immalinconire neppure con un brano come "Blue Christmas"...

P.S. Mi raccomando, comprate i suoi dischi: nella devastazione seguita al terribile ciclone del 2005, Fats ha perso gran parte dei suoi beni, fra cui i suoi pianoforti e i numerosi dischi d’oro e di platino ottenuti nel corso della carriera. Questo post è un omaggio esclusivo per Christian il Vampiro (un ossimoro vivente... mai incontrato un "succhiasangue" così generoso e munifico), e per Roberto, che ha gentilmente condiviso con me il suo preziosissimo album di Ferrer.

domenica 23 dicembre 2007

BUON NATALE!!!



D'accordo, la raccolta non è proprio il massimo dell'originalità, e non segue neppure un criterio cronologico-geografico, ma che Natale sarebbe senza il giocondo e generoso Santa Claus, senza il pupazzo di neve ballerino Frosty o lo sfavillante naso della renna "Rudy"? Avrei potuto scovare versioni meno conosciute di questi classici d'importazione, ma le interpretazioni che ne diedero i vari Bing Crosby, Frank Sinatra e Dean Martin rimangono insuperate. E ad appena un giorno dalla Vigilia non è certo il caso di far "deragliare" la slitta di Babbo Natale dal sentiero della tradizione... Comunque, ce n'è per tutti i gusti: potete decidere voi come danzare attorno all'albero, se a ritmo di rock (Chuck Berry, Brian Setzer, George Thorogood...), blues (Elvis e Canned Heat), funk (James Brown), o addirittura punk (Ramones)... Sull'abete decorato, poi, non mancano neppure due "festoni" italiani piuttosto rari (Pavone e Carosone) e alcune "lucine" francesi di grande effetto.
È questo, tuttavia, il "ritornello" più bello della piccola antologia musicale: il fuoco del camino potrà anche affievolirsi sino a spegnersi, mentre fuori imperversa una spaventosa bufera di neve, ma finché potrete contare su un caldo e sincero abbraccio, sarete in grado di superare qualunque tipo di intemperie... Let It Snow! Buon Natale a tutti di cuore!!!

Happylist:

01) Irish Christmas - Chant de Noël
02) Bing Crosby & The Andrews Sisters - Here Comes Santa Claus
03) Dean Martin - Silver Bells
04) Dean Martin - Rudolph, The Red-Nosed Reindeer
05) Frank Sinatra - I'll Be Home For Christmas
06) Frank Sinatra - Let It Snow
07) Elvis Presley - Here Comes Santa Claus
08) Elvis Presley - Blue Christmas
09) Elvis Presley - Winter Wonderland
10) Tino Rossi - Noël - Douce nuit, sainte nuit
11) Edith Piaf - Le Noël de la Rue
12) Georges Brassens - Le Père Noël et la petite fille
13) Mahalia Jackson - I Believe
14) Nat King Cole - Adeste Fideles
15) The Drifters - The Christmas Song
16) Chuck Berry - Run Rudolph Run
17) Rita Pavone - Bianco Natale
18) Renato Carosone - Mo' vene Natale
19) Johnny Cash - Little Drummer Boy
20) Fats Domino - Jingle Bells
21) Fats Domino - Frosty The Snowman
22) Ray Charles - Christmas Time
23) The Beach Boys - Merry Christmas, Baby
24) Aretha Franklin - Winter Wonderland
25) The Brian Setzer Orchestra - Jingle Bells
26) The Brian Setzer Orchestra - Baby, It's Cold Outside (Duet with Ann-Margret)
27) Canned Heat - Christmas Blues
28) George Thorogood - Rock and Roll Christmas
29) Ginette Reno - Au Petit Trot
30) Charles Trenet - La plus belle nuit
31) The Temptations - Silent Night
32) James Brown - Funky Christmas
33) The Ramones - Merry Christmas (I Don't Want To Fight Tonight)

sabato 22 dicembre 2007

La Strana Società e gli Hot Butter si contendono il sacchetto del Pop Corn...



... Potevo non scordarmi dell'articolo menzionato nel mio ultimo post? L'anonimo recensore del settimanale "Pop" (oggi "scoppietta" tutto...) si sbilancia senza riserve a favore della "Strana Società". Io sono più cauto, anche perché i sintetizzatori digitali - a parte rarissime eccezioni (vedi Wendy Carlos) - non mi entusiasmano...

Fonte: "Pop", 25 settembre 1972

Salati, al burro o caramellati, l'importante è che siano Popcorn...





No, stanotte non ho fatto alcun sogno. Non dovrò quindi ricorrere a Freud e alla psicanalisi per questo post. Tuttavia, non avendo aggiornato il blog per qualche giorno, ogni volta che apro la pagina mi si parano innanzi le patatine fritte che mi hanno fatto visita alcune notti or sono, e il mio pensiero, per associazione d'idee, vola immantinente al popcorn. Sarà una crisi d'astinenza da colesterolo cattivo, visto che da due mesi mi cibo prevalentemente di pasta integrale al pomodoro e cavoletti di Bruxelles. O forse, più semplicemente, perché ho scovato una recensione musicale dedicata alla "Strana Società" nello stesso numero del settimanale utilizzato per il post su Elvis. Sia come sia, dopo la patata, è d'uopo rendere omaggio anche al compagno di tante festicciole adolescenziali di compleanno e di tante serate al cinema (non poi tante, a dire il vero, ma è meglio non sfatare un luogo comune). Ecco, dunque, il celebre pezzo che nel 1969 uscì "scoppiettando" in una manciata di secondi dalla testa di Gershon Kingsley, compositore americano di origini tedesche, ma che fu portato al successo internazionale dagli Hot Butter nel 1972 (formazione in cui militava peraltro anche un ex collaboratore dello stesso Kingsley, Stan Free, già session-man per Paul Simon e Peggy Lee). La scatola di granturco aperta da Kingsley, "pioniere dei sintetizzatori digitali" - primato, a mio avviso, alquanto infausto - si rovesciò su tutto il globo terraqueo, dando vita ad un'infinità di cover, il più delle volte irriconoscibili le une dalle altre, come, appunto, i chicchi di mais scaldati in padella e soffiati. Da noi, si assunsero il compito di "cuochi" quelli della "Strana Società", band torinese di cui facevano parte Valerio Liboni, storico batterista dei Nuovi Angeli, e Umberto Tozzi, rimasto in seno al gruppo sino al 1976, il tempo di partecipare a un "Disco per l'Estate", un "Festivalbar" e un'edizione del "Festival di Sanremo". La loro versione di "Pop Corn" vendette ben cinque milioni di copie e troneggiò in cima alla Hit-Parade per 14 settimane. Ma l'orecchiabile motivetto, accompagnato o meno da un testo, sbancò anche le classifiche nel resto del mondo; ragion per cui è impresa assai ardua dar conto di tutte le versioni incise in questi decenni (ebbene sì, anche nel 2007 sono schioccati diversi granelli del "cereale musicato"). Tra i tanti musicisti cimentatisi col pezzo, ricorderemo Antoine, che lo cantò in francese, italiano e tedesco, Anarchic System, Rod Hunter, Fresh Cream, Jean-Michel Jarre (!!!), The Treble Spankers, e Phantomas. Chi avvertisse un'urgente smania di completezza, può visitare il sito www.popcorn-song.com, interamente dedicato al brano di Kingsley. Oltre alle news costantemente aggiornate, ai link(s), ai testi e ad altre simili amenità, potrà ascoltare l'allegro scoppiettio di "Popcorn" in più di cento versioni differenti (si tratta di estratti, "sfortunatamente")...

Tracklist

01) Gershon Kingsley - Pop Corn (dall'album "Music to Moog By" del '69)
02) Hot Butter - Pop Corn
03) La strana società - Pop Corn (45 - Fonit SPF 31299 - 1972)
04) Antoine - Pop Corn (versione francese)
05) Antoine - Pop Corn (versione tedesca - estratto - LQ)
06) Jean-Michel Jarre - Popcorn
07) Shadowy Men on Shadowy Planet - Popcorn
08) The Treble Spankers - Popcorn (eccellente versione surf con venature western)

domenica 16 dicembre 2007

Elvis "cornuto" - "Reato di lesa maestà"



Come anticipato al Vampiro, ecco l'articolo scandalistico su Re Elvis, tratto dal n° 39 del settimanale "Pop" (25 settembre 1972)...

La classe operaia va in Paradiso - Original Soundtrack



Terza collaborazione del Maestro con Elio Petri, dopo "Un tranquillo posto di campagna" - che, non a torto, il musicista ha più volte citato tra le sue opere preferite - e "Indagine su un cittadino", e prima di "La proprietà non è più un furto". Ennio Morricone entra in fabbrica e, grazie ad una marcia ossessiva, suggerisce la straniante ripetitività del lavoro ("per il quale - ha affermato il compositore - ho utilizzato uno strumento elettronico che imitava la pressa"), evoca sentimenti di alienazione, insofferenza e malessere, e cattura sullo spartito il lato più drammatico della vita di un operaio, cioè il rapporto del tempo esistenziale con quello produttivo. In alcuni brani, come la title-track, affiorano notevoli reminiscenze della colonna sonora di "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", scrittà, però, soltanto l'anno precedente. Aderentemente martellante...

venerdì 14 dicembre 2007

Il Paradiso DEVE attendere



È raro che io guardi la televisione. Ed è ancor più raro che guardi trasmissioni come "AnnoZero", condotte da personaggi a dir poco faziosi come Santoro. Questa sera, tuttavia, la puntata del programma di Rai Due era dedicata al tragico incidente avvenuto la scorsa settimana nell'acciaieria ThyssenKrupp, alle "morti bianche", ed alla sicurezza negli ambienti di lavoro. Per due ore non sono riuscito a staccare gli occhi dallo schermo perché, per una volta, le telecamere non hanno potuto fagocitare i protagonisti del dramma trattato, trasformandolo in "spettacolo". Questa volta no, il "circo mediatico" non è riuscito a stendere il proprio incombente tendone, a guisa di sudario, sulle teste delle vittime. All'opera di sciacallaggio, in questo caso, ha gia provveduto la succitata multinazionale tedesca, che a settembre ha chiuso l’esercizio fiscale dell'anno 2006/2007 con un utile pari a 3 miliardi e 333 milioni di euro, ma che per i suoi "schiavi" di Torino, soprattutto in questi ultimi tempi (siamo in fase di smantellamento... dunque chissenefrega di 160 "derelitti"...), non ha potuto "permettersi" non dico turni di lavoro umani e buste-paga eque, bensì estintori funzionanti e semplici guanti antiinfortunistici. A ricordarlo, in collegamento dalla città sabauda, c'erano i compagni dei quattro operai morti, Antonio Schiavone di 36 anni, Roberto Scola di 34, Angelo Laurino di 43 e Bruno Santino di 26. A vederli - provati dai recenti accadimenti, stremati da questo luttuoso e interminabile giorno in cui hanno dovuto portare in spalla le bare dei colleghi, infagottati nei loro maglioni e nei loro eschimi, uniti e compatti a ridosso di un muro scrostato per testimoniare il proprio dolore e la propria rabbia - pareva di essere tornati trenta e passa anni indietro, ai tempi delle lotte operaie descritte da Elio Petri in un suo celebre film. Ci hanno pensato questi ragazzi - costretti, quasi sempre loro malgrado, ad enormi sacrifici e rinunce, schiacciati dalla logica del profitto, e per di più esposti a gravi e continui pericoli - a ricordarci che i temi di una "vecchia" pellicola come "La classe operaia va in Paradiso" (1971) sono più che mai attuali. Lo hanno fatto usando parole semplici e dirette, ma piene di coraggio e dignità (queste ultime sì, qualità ormai rare ed "anacronistiche"). Ma lo ha fatto anche l'Arcivescovo di Torino Severino Poletto - ex prete-operaio - durante l'omelia dei funerali da lui officiati stamane: "Ci nascono spontanee delle domande nel cuore: negligenza, mancanza di sicurezza, eccessiva ricerca di profitto senza dovute garanzie per la sicurezza e la salute dei lavoratori? Non tocca a me rispondere ma a quanti hanno responsabilità specifiche", ha detto il prelato. Già, tra la partecipazione ad un irrinunciabile evento mondano e l'acquisto di un inestimabile dipinto, rispondano a queste domande i "nobili" Thyssen-Bornemisza! Forse, però - dopo essersi arricchita con le forniture militari durante la Grande Guerra e quindi durante il nazismo, l’aristocratica casata non darà grande peso ai nostri quattro operai, considerando le loro morti "fisiologiche"...

"Capisco i colleghi di quei lavoratori... So cosa si prova: quando appoggi la mano sulla bara, il legno diventa pelle..." (Sorella di una vittima del lavoro intervenuta ad "AnnoZero")

giovedì 13 dicembre 2007

I Had a Dream ovvero Fried Spaghettis



Ieri notte - ma meglio sarebbe dire questa mattina, visto che mi sono addormentato verso le 4.30 - ho fatto un sogno. Nella maggior parte dei casi è estremamente difficoltoso mettere per iscritto un episodio onirico. Quando ci si risveglia, infatti, la stoffa di cui son fatti i sogni risulta molto più sgualcita di quella delle lenzuola. Ad ogni modo, cercherò di dare ordine al caos della mia recente attività inconscia. Anzitutto, il "filmino" proiettatto sulle mie palpebre chiuse era a colori. Mi trovavo in un fast-food londinese assieme alla "mia" ragazza. Desumo si trattasse della capitale britannica soltanto perché interloquivo con gli addetti del punto di ristoro-rapido in inglese. A posteriori, però, mi rendo conto che si sarebbe potuto trattare di una qualsiasi altra metropoli europea. Del resto, non sono sicuro neppure dell'identità della mia fantasmatica compagna, una combinazione di tratti fisionomici e caratteriali di due ex-fidanzate reali. La mia biondina cogli occhi azzurri aveva tanta fame e poca risolutezza, tanto che le è occorso parecchio tempo per vagliare le quattro vivande precotte del locale, rallentando così la coda per il bancone delle ordinazioni e facendomi spazientire. Alla fine, a dispetto del suo notevole appetito e non potendo procrastinare ulteriormente la sua decisione, non ha scelto un menu completo, ma ha optato per un comunissimo piatto di "Fries" e per la "specialità della casa", gli spaghetti fritti. "Per adesso - sembrava volermi comunicare sprezzante - mi accontento di questi. Quando sarò più sicura, potrai sempre rifare la fila". Che dovevo fare? Assecondarla, ovviamente... Il giovane inserviente del fast-food - dotato dell'immancabile e buffo cappellino con la visiera, in netto contrasto con la sua compostezza ed il suo aplomb tipicamente "British" - ha raccolto la mia commessa e, da bravo impiegato, ha gentilmente insistito perché assaggiassi "in anteprima" gli spaghetti, elogiandone l' "originalità" e la sapidità. Il loro aspetto era identico a quello delle patatine, il gusto stomachevole e ributtante (niente a che vedere con l'ottima "pasta scarfata" alla napoletana). Nauseato dalla bestialità di proporre a me - italiano - quei luridi spaghetti bruciacchiati, stavo giusto per mandare a quel paese il giovanotto, quando lui, ancor più compito e servizievole di prima, mi ha domandato: "E per lei, Signore?". Di fronte a tanto garbo, non solo ho desistito dal mio originario intento di "sputargli" in faccia spaghetti e rimostranze, ma l'ho persino ringraziato. Quindi, giocando al rialzo in termini di educazione e savoir-faire, gli ho detto: "Prenderei un piatto di lasagne, se non è troppo disturbo". "Ma si figuri, Signore, Lei non arreca alcun disturbo... Due minuti e le sue lasagne saranno cotte", ha ribattuto pronto lui. Quanta affettazione per nulla! E dire che già mi veniva da rigettare al terrificante pensiero della bisunta besciamella anglosassone. "Beh, vede - ho aggiunto io, indicando una sorta di avveneristico scaldavivande - mi sembra che l'apparecchio non sia in funzione. Sì, insomma, I thought it would have been a pro-test... cioè, scusi, intendevo dire a pro-blem..." "Non si preoccupi, Signore, siamo qui per servirLa... l'accendo subito", ha replicato scaltro e solerte l'inserviente. Mi ero fregato con le mie stesse mani. Ormai non mi restava che mettere il cuore in pace e lo stomaco in guardia... Durante la rassegnata attesa, però, mi è cascato addosso tra capo e collo un ben più grave motivo di insoddisfazione. Infatti, al tavolo della mia fidanzata si era nel frattempo seduto un ragazzo pakistano (!), il quale, favorito e incoraggiato dalla medesima, la corteggiava spudoratamente e continuava a mangiare a sbafo tutte le sue patatine fritte... Porca troia! Mi sono voltato un attimo e quella sgualdrinella ha tentato di gabbarmi alle spalle! In quanto al pakistano, mi auguro vivamente che le patate gli abbiano ostruito il gargarozzo e gli siano andate di traverso...

Per una possibile interpretazione del sogno rinvio me stesso all'arcinota opera di Freud "Psicopatologia della vita quotidiana - Dimenticanze, lapsus, sbadataggini, superstizioni ed errori" (in particolar modo per l'involontario ma significativo errore "pro-blem/pro-test").
Per un esegesi terra terra, invece, ecco qualche rapida considerazione:
1) La mia ex-fidanzata era francese, e in Inghilterra le patate fritte a bastoncino vengono chiamate "French Fries".
2) Tra le infinite denominazioni dialettali, colloquiali, familiari o, semplicemente, volgari che indicano l'organo genitale femminile, una delle più usate è appunto "patata" o "patatina" (vedi la spassosa pubblicità interpretata da Rocco Siffredi per la marca "Amica Chips" nel 2006).
3) Non credo di partorire sogni xenofobi. Dunque, immagino che la nazionalità dello spasimante straniero sia da imputare alla somiglianza fonetica tra il "paki" (o "pachi") di "pakistano" e la parola "pacchia" (lo "stronzo" mangia "a uffa" e concupisce senza difficoltà la mia ex... circostanze oltremodo piacevoli e fortunate!).
4) Nel sogno è ricorrente il motivo del tradimento attuato in modo particolarmente subdolo e viscido (gli spaghetti, spacciati per "originali", sono un pallido simulacro delle vere patate, e oltretutto si rivelano disgustosi; le lusinghe tese a distrarre; l'untuosa besciamella, ecc...).

Morale: "Moglie e buoi dei paesi tuoi"...

Song: Morphine - French Fries W. Pepper (from the album "Like Swimming")

ROCCO SIFFREDI in "AMICA CHIPS"

mercoledì 12 dicembre 2007

The Brian Setzer Orchestra: A Red Hot Christmas (Part One)

Da qualche anno in qua, verso gli inizi di Dicembre, Brian Setzer "tinge" la sua bionda cresta di rosso e si trasforma in un vero "Babbobilly Natale"... E allora "Sleigh Ride"!!!


Rockabilly Riot, Vol. 1: A Tribute To Sun Records


Una vecchia recensione del Corbaccio (Ottobre 2005) per un disco "evergreen"...

Negli anni ’80, con i suoi Stray Cats, Brian Setzer è stato il sacerdote indiscusso del rockabilly revival, rievocando lo spirito ribelle di Eddie Cochran e Gene Vincent, i primi rocker “maledetti”. Negli anni ’90, invece, il cantante e chitarrista newyorchese ha assemblato un’orchestra di ben 17 elementi, con l’ambizioso intento di rinverdire i fasti dello swing. Un’operazione riuscita, in cui tuttavia l’ex frontman dei “Cats” sembrava aver perso un po’ del suo piglio selvatico. Ma per fortuna, con l’inizio del nuovo millennio, Setzer è tornato all’amato rock dei primordi e alla classica formula chitarra-basso-batteria, sfornando due album di grande impatto, “Ignition” (2001) e “Nitro Burnin’ Funny Daddy” (2003), e dimostrando che un vero “gatto randagio” non può essere addomesticato. Ed è con una graffiante zampata felina che Setzer ha inciso i solchi di "Rockabilly Riot, Vol. 1", un doveroso tributo alla Sun Records di Sam Phillips, ovvero la leggendaria etichetta che più d’ogni altra contribuì alla diffusione del rock‘n’roll, e che tra i suoi artisti annoverò Elvis Presley, Carl Perkins, Jerry Lee Lewis e Johnny Cash. Non è la prima volta che Brian realizza un disco di sole cover: al 1993 risale infatti lo strepitoso “Original Cool”. In quell’occasione, però, i brani selezionati erano tutti inconfutabili classici. Invece, i 23 pezzi di quest’album – ad eccezione di “Get Rhythm”, “Blue Suede Shoes”, “Real Wild Child” e pochi altri – sono meno noti, in alcuni casi semisconosciuti come “Red Cadillac and a Black Moustache”, in altri addirittura inediti, come “Peroxide Blonde in a Hopped Up Model Ford” di Gene Simmons, il cui master era stato in parte cancellato. Nell’accostarsi al materiale, Setzer ha coniugato l’esuberante trasporto del fan alla perizia del filologo (si è avvalso della collaborazione dei Jordanaires, il mitico gruppo vocale di Elvis, ha usato strumenti rigorosamente “vintage”, ed ha persino ricreato il caratteristico sound infarcito di eco della Sun con una vecchia cisterna d’acqua). Il risultato è un disco “altamente infiammabile”, in cui spiccano i ritmi febbricitanti di “Red Hot” e “Flyin’ Saucer Rock and Roll” (entrambe del sottovalutato Billy Lee Riley), e lo scanzonato doo-wop di “Flatfoot Sam”. Felice dell’omaggio, il gallo di casa Sun è tornato a cantare. E voi che aspettate? Infilate le vostre scarpe scamosciate blu e buttatevi in pista! (M.G.)

martedì 11 dicembre 2007

Now it's time to leave the capsule if you dare...

Also sprach David Bowie - "Bizzarrie spazio-linguistiche"



(Artwork by Il Corbaccio)


Nonostante avesse già all'attivo un pregevole album omonimo e diversi singoli, David Bowie raggiunse la fama soltanto nell'autunno del 1969 grazie al pezzo folk-rock "Space Oddity". Il brano, scritto ed inciso l'anno precedente, trovò la sua confezione perfetta negli arrangiamenti sinfonico-psichedelici di Paul Buckmaster e la sua ideale collocazione storica nelle celebrazioni dell'allunaggio. Per questa ballata "fantascientifica", incentrata sulla figura immaginaria e melanconica del Maggiore Tom, perso nel cosmo, il cantante inglese trasse ispirazione dal film di Stanley Kubrick "2001: Odissea nello spazio", anche se la maggior parte dei critici ha evidenziato come il testo possa altresì rappresentare un'allegoria non tanto velata dell'uso di stupefacenti ("Take Your Protein Pills and Put Your Helmet On"...). Lo stesso Bowie, del resto, non fece niente per smentire questa interpretazione. Qualche anno più tardi, anzi, sembrò addirittura suffragarla con un verso della sua hit "Ashes to Ashes": "We Know Major Tom's a Junkie", dove il termine slang "Junkie" sta per eroinomane. Il piccolo "melodramma" spaziale dell'artista londinese, ormai entrato di diritto nella storia del rock, fu tradotto per il mercato italiano da Mogol col titolo "Ragazzo solo, ragazza sola" (una trasposizione a dir poco imbarazzante, che dell'originale conserva soltanto l'accenno al tema del "volo") e fu interpretato dal gruppo i Computers alias i fratelli Gabriele e Mario Balducci. Questa cover italiana, alla cui incisione si vocifera partecipò anche Lucio Battisti con la chitarra acustica, fu la prima registrazione in assoluto della mitica etichetta "Numero Uno", e nel '70 ottenne un considerevole successo, tanto che lo stesso Bowie la cantò nella nostra lingua. Di "Space Oddity" esiste anche un'altra cover italiana, "Corri, uomo, corri" dei Giganti (1970), decisamente meno riuscita di quella dei Computers. Con il nostro idioma, invece, il Duca Bianco si cimenterà di nuovo qualche anno più tardi, nel 1986, eseguendo la sempreverde "Volare" di Modugno per il film musicale "Absolute Beginners" di Julien Temple. In questa mini-compilation, oltre ai brani già citati, sono rispettivamente incluse la cover live di "Space Oddity" interpretata da Natalie Merchant, e quella realizzata dall'emergente cantautrice di Montpellier Émilie Simon per l'album-tributo "Bowiemania".
Da notare che anche Elvis Presley, al pari di Bowie, rimase affascinato dall' "Odissea" di Kubrick e dalla relativa colonna sonora, che conteneva l'introduzione di "Così parlò Zarathustra" ("Also sprach Zarathustra"), uno dei poemi sinfonici più noti di Richard Strauss. Per tutti gli anni '70, sino alla sua morte, il Re del Rock volle utilizzare il brano come "opening track" dei suoi titanici show.

Tracklist:

01) David Bowie - Space Oddity (Original Version - The Deram Anthology)
02) David Bowie - Space Oddity
03) Computers - Ragazzo solo, ragazza sola (Space Oddity - Italian Version)
04) David Bowie - Ragazzo solo, ragazza sola (Space Oddity)
05) I Giganti - Corri, uomo, corri (Space Oddity - Italian Version)
06) Natalie Merchant - Space Oddity
07) Émilie Simon - Space Oddity
08) David Bowie - Volare
09) Bonus Track: David Bowie - Heroes (French Version)
10) Bonus Track: David Bowie - Helden (Heroes - German Version)
11) Bonus Track: Elvis Presley - Live In Dallas - June 6 & 7, 1975 - Also Sprach Zarathustra-See See Rider

mercoledì 5 dicembre 2007

Scatena le platee la musica satanica dei Doors


"Il nostro sport preferito è ora quello di farci arrestare dalla polizia"... "L'ultimo successo è un motivo che dura 11 minuti e si chiama The End: una lunga poesia, spesso indecifrabile, su un uomo che uccide il padre e fa all'amore con la madre"...
Da "Panorama" del 27 giugno 1968 (leggi articolo)

The Doors - Backstage and Dangerous: The Private Rehearsal - Mystery Train/Crossroads + Elvis Presley - Live in Dallas - June 6 & 7, 1975 - 21 - Medley - Mystery Train/Tiger Man

Nino Ferrer canta en español ("Side B")



Nino Ferrer canta "Mao et Moa" ("Mao-Mao") en español

Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa...


"Embé?!? Nun sarà il massimo dell'originalità, ma c'aveva poprio ragione" Trilussa... La scorsa domenica, ad uno dei tanti mercatini regionali nei quali mi reco con discreta regolarità da qualche tempo a questa parte, mi si è riempito il cuore di letizia quando ho potuto acquistare una decina di vecchi numeri di "Panorama" (perlopiù degli anni sessanta) ad una cifra davvero irrisoria. Qualcuno potrebbe contestarmi che sono ad un passo dalla bancarotta delle emozioni, se riesco a trarre gratificazione e sollazzo dalle pagine impolverate di un vetusto mensile (il periodico in questione diventò settimanale soltanto nel 1967). Ma osservate attentamente lo splendido scatto qui sopra, realizzato dall'obiettivo di Carlo Bavagnoli per un articolo su Trastevere (settembre 1963, n° 12). Da solo, vale la mia già modestissima spesa. Per non parlare, poi, dei meravigliosi articoli che sto scannerizzando per il blog, e che condividerò pian piano con chi avrà la bontà di seguirmi. A dar una rapida sfogliata a questi giornali, inoltre, si evince quanto sia progressivamente scaduta l'editoria italiana (d'accordo, per questo non occorreva certo alzarsi alle prime luci dell'alba, girovagare sotto i freddi e nebbiosi portici di un paesino emiliano, e salvare dalle fiamme di un camino un "cumulo di carta straccia"). Grandi firme, magnifici servizi illustrati, reportage realizzati con tutti i sacri crismi, pubblicità ridotta all'osso: era una ricetta semplice... una "piccola cosa", appunto, quella che rendeva piacevole la sosta all'edicola. Oggi compri tomi pesanti come elenchi del telefono, dalle vesti grafiche sfavillanti come fuochi fatui, e muniti di almeno tre inutilissimi allegati. Poi arrivi a casa, ti siedi comodamente in poltrona pregustando il piacere di una lettura benefica e fruttuosa, e prima di esser riuscito a scovare un pezzo interessante, hai già memorizzato, senza rendertene conto, una cinquantina di nuove griffe...

P.S. Chissà se il piccolo "trasteverino" del succitato articolo leggerà mai questo post e mi contatterà! Mi auguro che le vicissitudini della vita gli abbiano risparmiato quell'innocente, spensierato e contagioso sorriso...

martedì 4 dicembre 2007

Nino Ferrer canta en español ("Side A")



Nino Ferrer canta "Agata" en español

Agata, guarda! Stupisci! Come hai ridotto due Nini per te!




La televisione non tardò ad accorgersi di un bianco dai capelli biondi che, dai versi di una canzone rivoluzionaria per testo e musica, chiedeva a Wilson Pickett e James Brown dove trovavano la loro voce, intonando al contempo una "prece" a squarciagola in chiave R&B per avere "La pelle nera". Fu così che il programma "Settevoci" condotto da Pippo Baudo, oltre ad ospitare Nino Ferrer in numerose puntate, utilizzò come sigla la sua "Donna Rosa", scritta, tra gli altri, dallo stesso Baudo. In "Io, Agata e tu", celebre varietà del sabato sera presentato dalla Carrà, il cantante italo-francese ripropose invece "Agata", un vecchio brano del repertorio macchiettistico napoletano, datato 1934 e targato "Cioffi-Pisano" (Giuseppe Cioffi e Gigi Pisano, autori di fortunatissime "canzonette" come "Dove sta Zazà" e "Ciccio Formaggio"). Grazie alla nuova interpretazione di Ferrer, il pezzo, che era stato anche un cavallo di battaglia del grande Nino Taranto, riscosse un successo sbalorditivo: 450.000 copie di dischi venduti in Italia e oltre 200.000 in Francia. Nel video, purtroppo di non eccelsa qualità, i due "Nini" si "fronteggiano" in una spassosa esecuzione del brano, improvvisando passi di tango e disperandosi per quella "malafemmena" fedifraga, ingrata e bugiarda che è la donna del titolo...

http://www.youtube.com/watch?v=VByv0PS0eLk

sabato 1 dicembre 2007

LA (SVETTANTE) COLONNA SONORA DI "GOLA PROFONDA"



Era il giugno del 1972 quando, in un cinema di Times Square a New York, usciva "Gola profonda" ("Deep Throat") di Gerard Damiano. Malgrado fosse bollato da una tripla X e si reggesse su una trama esilissima, grazie alla specialità della compianta Linda Lovelace (imparata, si dice, sotto ipnosi) e al taglio comico-demenziale, il film ottenne un enorme successo (costato 25.000 dollari ne incassò più di 6 milioni), e fu il primo hard della storia ad essere proiettato nei circuiti di prima visione, lanciando il fenomeno del "porno chic", un tipo di film a luci rosse che intellettuali e coppie sposate non si vergognavano di andare a vedere. Assieme all'immensa popolarità, però, non tardarono ad arrivare anche i guai giudiziari. Miriadi di cause furono intentate contro il film, che fu tagliato, censurato e sequestrato (e che è tuttora proibito in diversi stati americani). Stessa sorte toccò anche alla relativa colonna sonora, scomparsa dal mercato per anni e trasformatasi di conseguenza in un vero e proprio oggetto da collezione. Uscita per la prima volta nel '72, parallelamente al film, fu ristampata in pochissime copie dalla "Sandy Hook Records" dieci anni più tardi (un'edizione rarissima che vale oltre 120 dollari). Nel 2005, per la gioia dei cinefili erotomani, l'encomiabile etichetta "Light In The Attic" ne ha approntato invece un'edizione deluxe (2 CD, "Deep Throat Anthology, Parts I & II", corredati di foto, note e quant'altro), rimasterizzata ed arricchita da un'ampia sezioni di dialoghi tratti dalla pellicola, che non lasciano spazio all'immaginazione e che basterebbero da soli a far confinare l'album nell' "inferno" di qualsiasi discoteca.
La soundtrack, una "delirante" miscela di porno-funk, easy-listening, esasperati e distorti riff di chitarra, virtuosistici assoli d'organo elettrico, gemiti, sospiri e scampanii (quelli che sente Linda quando finalmente raggiunge l'orgasmo), conserva intatta tutta la sua originaria carica provocatoria e trasgressiva. Inoltre, considerando che all'epoca dell'uscita del film in sala l'FBI confiscò i master originali, la qualità del suono è eccellente. Tra i 20 pezzi dell'antologia, i cui compositori, come spesso accadeva per produzioni del genere, sono rimasti nell'anonimato, si segnalano l'inconfondibile "Driving With Linda", l'ipnotica e psichedelica "Love Is Strange", e l'allegramente enfatica (quasi "pomposa", direi) "Deep Throat To You All". Imperdibile per chi ama il sesso e le sonorità vintage. (M.G)


Sul sito della label "Light In The Attic" un mp3 gratuito, "Run Linda Run".


Da qualche imprecisato luogo della Grecia, invece, l'album completo (vedi commenti).