giovedì 31 gennaio 2008

Nino and Liza Candid Pic



"Liza Minnelli's performance in Paris was a virtual triumph. She performed to a full house, among whom were the following admirers: Salvatore Adamo, Joe Dassin and his wife, Jean-Claude Brialy, and Nino".

sabato 26 gennaio 2008

Pafff... Bum! L'amore NON è tutto qui...




Ciao piccola (d'accordo, l'uso del vezzeggiativo è fuori luogo, anacronistico e fors'anche sgradito, ma io me ne infischio perché ritengo che ciò che MI separa da te non sia una questione di spazio o di tempo),


Qualche giorno fa ho dato un'occhiata al tuo "Profilo Windows Live". Sinora, pur non avendo rimosso o bloccato il tuo contatto MSN (per me, è ovvio, perennemente impostato sullo stato "Non in linea"), me n'ero volutamente e saggiamente astenuto. Ti parrà strano, lo so, ma questa volta, a differenza dello scorso anno, non ho mai monitorato le tue peregrinazioni telematiche. E ho fatto bene. Poi però, in concomitanza con il lungo messaggio che ti ho scritto, ho barattato il mio già traballante "equilibrio" con la soddisfazione della curiosità, che negli "affaires du coeur" si rivela quasi sempre nefasta. E ho fatto male. Sono contento - e non è un'affermazione di prammatica - di vedere che le cose ti vanno bene, che ti sei fatta delle nuove amicizie femminili e che in famiglia regnano intesa ed armonia (questo almeno è quel che riesco a percepire dalle poche foto che hai pubblicato). Mi piace anche il tuo nuovo look. Sono profondamente amareggiato, al contrario, dal tuo ultimo intervento, in cui, dopo un lungo augurio di Buon Anno, lasci chiaramente intendere che c'è un nuovo "Amore" all'orizzonte (ormai, visto come bruci i tempi, sarà già consolidato). Beh, non c'è che dire, fai alla svelta a disamorarti e a innamorarti di nuovo! Sarà la giovane età, ma sembra proprio che il tuo cuore sia avvezzo ad estenuanti galoppate, a inaspettate cadute e a repentine riprese. Possiedi davvero un invidiabile muscolo cardiaco, "elastico" e tonico! Pensa che io, invece, non mi sono ancora ripreso dalla "frattura del miocardio", per parafrasare il titolo di un noto film francese... Ti ricordi la mia costola rotta (un segno biblico, forse...), le "policontusioni", il "bombardamento" di raggi X, gli antidolorifici e via discorrendo? Niente al confronto... Me la facessero adesso una lastra! Nel petto troverebbero sì una libbra di carne, ma macinata, inutile come quella pretesa da Shylock... Chi è il fortunato? Janvier, forse? (Uso un nome di fantasia, che tuttavia dovresti apprezzare, date le tue letture "poliziesche"...). L'ometto che figura tra gli "Amici"? Lo sbirro ventiquattrenne che guarda trucido in camera e che ama "le roller", "le musculation" e il rugby? Perdonami, sai, ma ricorda tanto uno di quei risaputi personaggi usciti dalla penna di romanzieri a corto di idee... Uno di quei giovinastri delle banlieue che per puro caso si ritrova "dall'altra parte della barricata", a sedare le rivolte invece che ad attizzarle, accomunato ai suoi coetanei e vicini di casa dall'utilizzo di un corpo contundente (a lui lo sfollagente, a loro le spranghe)... Dallo sguardo torvo direi che va sommamente fiero del manganello in dotazione, anzi ne sono sicuro. Perbacco, bambolina "mia", ma che fine hanno fatto le tue velleità culturali? Non eri tu a scrivere: "ma mère m'a tellement répété qu'avoir le même niveau de culture que la personne avec qui l'on est permet de faire avancer mieux une relation, que j'ai fini par la croire (et les expériences me l'ont prouvé)?" Non vorrei che in futuro ti trovassi a trascorrere le domeniche trascurata e negletta, in attesa che il tuo Callaghan di borgata torni dallo stadio. Te l'ho mai fatta sentire la famosa canzone di Rita Pavone "La partita di pallone"? Se ti va, fai una breve ricerca con Google e ne troverai facilmente il testo. Ti sei già insediata, come facesti con me, nell'appartamento di Villepinte del "policeman" (uotsamerican...)? Pare proprio di sì, se la sua linea ADSL si appoggia al server della vicina Sannois... Che fai, navighi e chatti mentre lui è impegnato ad emulare i suoi idoli della palla ovale in un campetto da amatori? Poi, una volta rientrato, gli lavi conchiglia, calzini e casacca, e gli prepari una corroborante "quiche"? Non ti ci vedo affatto nei panni dell'amorevole e paziente donnetta di casa... Contenta tu... Ancor più inquietante di quella di Janvier, però, è la foto del "Barba". Si vede che la sua scintillante zucca pelata spunta ogni anno come la CAPPELLA di un fungo particolarmente nocivo... I domiciliari non possono averglieli concessi, altrimenti, per ovvie ragioni, non sarebbe potuto venire a trovarti a Parigi. Presumo allora che il coglione, come migliaia di altri criminali, abbia beneficiato del mai abbastanza vituperato provvedimento di un suo pari, e cioè dell'indulto voluto dal nostro ex-Guardasigilli (Ministro di Grazia e Giustizia) Mastella. Ecco cosa ti scrivevo l'anno scorso su questo tuo amico: "Lo spelacchiato testa di cazzo non è altro che un volgare delinquente, finito dietro le sbarre (che ci possa marcire!) per spaccio di stupefacenti. Ti rendi conto, Buon Dio?!? Uno spacciatore, un turpe, vile e fottutissimo pusher, un 'mercante' di morte: un assassino, insomma! Direi proprio che non è necessario spendere ulteriori parole su un individuo del genere. Di più, lascerò vuota qualche riga perché la sua purulenta calvizie non insozzi oltremodo la mia scrittura...". A distanza di mesi e mesi, confermo e ribadisco, augurandomi che prima o poi tu possa selezionare con più discernimento le tue frequentazioni...


A questo punto ti chiederai perché mi ostino a "cercarti", sebbene per vie traverse. Perché TI AMO ANCORA. NONOSTANTE TUTTO... Ogni tanto, sfogliando cartelle e documenti del computer, mi imbatto nelle tue fotografie e nei tuoi video. Qualche giorno fa ho riguardato quello che sto "postando" in questa sede. L'avevo intitolato molto semplicemente "Bum!". Vuoi per l'approssimarsi di Sanremo, vuoi per il testo, l'associazione di idee con la canzone che Lucio Dalla presentò al Festival del '66 insieme agli Yardbirds è stata immediata. Purtroppo per me, però, NON è per niente "PASSATA", ed io due occhi più blu del blu non li ho ancora "ritrovati"... Allora insegnami, ti prego, come si fa a "scivolare" con leggiadra spensieratezza su una persona, a schiacciarla con nonchalance, a rialzarsi sorridenti e ad esclamare "Pafff... Bum! L'amore è tutto qui"...


Lucio Dalla - Pafff... Bum! / The Yardbirds - Pafff... Bum

Pafff... Bum! (C.G. video - Non è un video di Lucio Dalla o degli Yardbirds)

sabato 12 gennaio 2008

Bada, bada, Corbaccio... Trova, trova... il Trovajoli eroticus




Riporto dal "Dizionario dei film italiani Stracult" di Marco Giusti:

"[Homo eroticus...] Forse il film della consacrazione a mito di Lando Buzzanca. Suo trionfo personale, diretto da Marco Vicario, nel ruolo del cameriere Michele Cannaritta, uomo superdotato come pochi. 'La gente è ancora convinta che io abbia tre palle...', ha ricordato Buzzanca ad "Amarcord". Da questo film parte il successo del personaggio Buzzanca eroe dei fumetti erotici come 'Lando' e 'Il Montatore' ('Ma io con questa storia non c'entro proprio niente, ho perfino messo di mezzo un avvocato. Sei milioni, gli ho dato, negli anni '70...'). Insomma il siculo superdotato Michele si ritrova a fare il cameriere a Bergamo nella casa di Luciano Salce e signora, Rossana Podestà [che era la moglie di Vicario, Ndr.]. Ovviamente si farà la moglie, ma anche le sue amiche e tutte le cameriere. Cacciato per gelosia dalla padrona, finirà, dopo molte avventure con una serie infinita di donne, per sposarsi Simonetta Stefanelli, vera ragazza del Sud e figlia dell'amico barbiere siculo Michele Cimarosa"[...]

Gerlando Buzzanca, in arte Lando, non avrebbe bisogno di presentazioni. Qui ci limiteremo a ricordare che questo grande interprete, lanciato da Pietro Germi in "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata", fu in seguito valorizzato sia da Antonio Pietrangeli, che gli affidò due ruoli di prestigio ne "La parmigiana" e "Il magnifico cornuto", che da Alberto Lattuada, il quale lo volle protagonista del suo "Don Giovanni in Sicilia". Ma per l'attore palermitano (classe 1935) il vero successo popolare arrivò con "Il merlo maschio", diretto nel '71 da Pasquale Festa Campanile, in cui diede prova della sua straordinaria capacità mimetica, conferendo al suo personaggio - un musicista frustrato che si rivale sulla società attraverso l'esibizione pubblica delle grazie nude della moglie - una notevole complessità di sfumature psicologiche (fu bravissimo, ad esempio, nel bilanciare il lato comico-grottesco con un sottile ma consistente velo di melanconia). Anche se la critica continuò a dileggiarlo per tutti gli anni '70, in quel decennio Buzzanca fu uno dei mattatori indiscussi della commedia italiana, e la sua verve comica, unitamente alla creazione di un personaggio stereotipato - un impenitente mandrillo perennemente a caccia di gonnelle, spesso egocentrico e maschilista - incontrò un vasto consenso di pubblico. Quando la risata all'italiana "si sfilò la biancheria intima", sterzando bruscamente verso il triviale e lo scollacciato, Lando preferì dedicarsi alla radio, alla TV ed al teatro. Recentemente - dopo anni di oscurantismo sinistrorso, che avrebbe ingiustamente spento i riflettori su di lui boicottandolo (sono sue affermazioni ma non si stenta a crederci) - Lando è tornato prepotentemente alla ribalta: prima con le seguitissime fiction TV "Mio figlio" e "Chiara e Francesco", in cui ha rispettivamente coperto gli "scomodi" panni del Commissario Vivaldi, un integerrimo poliziotto che scopre di avere il figlio omosessuale, e quelli di Pietro di Bernardone, il padre del Santo di Assisi; infine con la riduzione cinematografica de "I Viceré", realizzata da Roberto Faenza ed uscita nelle sale, con un ottimo riscontro e di pubblico e di critica, lo scorso novembre.

La colonna sonora di "Homo eroticus" è un piccolo gioiello, il cui merito artistico supera indubbiamente quello del film per cui è stata composta, e dimostra l'incredibile eclettismo del novantenne Maestro Armando Trovajoli. Attorno alle quattro variazioni del Main Theme "Titoli", in cui la "drammatica" sicilianità dello scacciapensieri viene equilibrata dalle note argentine e vivaci dell'organo e da quelle grottescamente grevi dei fiati, il compositore romano costruisce una partitura densa d'ironia. Basti pensare al ridondante piano di "Primo incontro" o alla profusione di archi e vocalizzi in brani come "Concettina" e "Rallenty", sberleffi in piena regola ai melensi temi d'amore di tante pellicole strappalacrime degli anni '70. L'irrisione si fa smaccata nel brano "U picciuttazzu", cantato da Pino Ferrara ("come un aceddu sbattutu da lu ventu, ca cerca lu nidu; quannu lu trova, ci si infila dintra..."), e nell'ultimo pezzo "Titoli-finale", un ritmatissimo jazz in stile "saloon" in cui il piano e il "marranzanu" (lo scacciapensieri) vengono portati ad un parossistico accesso di spensierata e gaudente follia. Una musica che mantiene inalterata la sua freschezza, e che può essere assaporata con sommo gusto più e più volte, anche separatamente dall'originario contesto cinematografico. (Il Corbaccio)

ARMANDO TROVAJOLI - HOMO EROTICUS

giovedì 10 gennaio 2008

Romano Frodi



"Abbiamo ottenuto risultati straordinari. Possiamo rivendicare con orgoglio - ha sottolineato il Presidente del Consiglio - di aver portato il Paese fuori dall'instabilità finanziaria..." Dall'edizione del Tg1 delle 13.30 di oggi (10-01-2008) - Servizio di Bruno Luverà sul vertice di maggioranza sull'economia.

I Balordi - Vengono a portarci via (mp3)... magari!!!

martedì 8 gennaio 2008

Class of '55: We Remember the King



We Remember The King - mp3

Di tutto l'album "Class of '55: Memphis Rock & Roll Homecoming" (1986) - concepito come una sorta di reunion dello storico "Million Dollar Quartet" del 1956, con Roy Orbison che rimpiazza virtualmente Elvis Presley - "We Remember the King" è decisamente il brano meno riuscito. Inutilmente "solenne", lugubremente celebrativo, ha un incedere cipiglioso e funereo, che mal si addice al ricordo del Re e della sua musica eternamente giovane. Se poi si pensa che l'unico sopravvissuto, il "Last Man Standing" della sessione, è Jerry Lee, allora è meglio scaricare da qui tutto l'album e "sparare" a tutto volume pezzi come "Birth of Rock and Roll" o "Big Train"...

Tracklist:

1. Birth of Rock and Roll (Perkins)
2. Sixteen Candles (Lewis)
3. Class of '55 (Perkins)
4. Waymore's Blues (all)
5. We Remember the King (Cash)
6. Coming Home (Orbison)
7. Rock and Roll (all)
8. Keep My Motor Running (Lewis)
9. I Will Rock and Roll With You (Cash)
10. Big Train (all)

Buon Compleanno, Elvis!



... Now, here is ELVIS PRESLEY at his raw, pure, powerful best... A primal force in the history of American music...

'68 Comeback Special - If I Can Dream

venerdì 4 gennaio 2008

Gli esordi di Nino 2 - Les Gottamou: "Le Monkiss de la Police" & "Gamma-goochee"




... "Le Golf-Drouot", l' "Olympia", "Le Blue Note": anche grazie alla grinta ed alla presenza scenica di Nancy, il gruppo di Bennett poteva ormai esibirsi nei club e nei teatri più prestigiosi di Parigi, riscuotendo un inedito successo presso un pubblico giovane. Fu proprio in quel periodo che Nino si costruì una certa fama nello show-business: durante le pause che la Halloway faceva per cambiare abito di scena, Nino proponeva hit del calibro di "Nobody But You" dei Lafayettes o "What'd I Say" di Ray Charles. In novembre, col nome d'arte che lo accompagnò per tutta la vita, Nino Ferrer incise il suo primo EP per l'etichetta "Bel Air". Tra i quattro titoli del 45 giri, c'erano anche "Pour oublier qu'on s'est aimé" e "C'est irréparable (un an d’amour)". Al '64 risale invece il suo secondo 45, contenente "Je reviendrai", "Oh ! Ne t’en va pas", "Ce que tu as fait de moi" e "Ferme la porte": nell'incisione del disco, fortemente influenzato dal blues e dal gospel, Nino si fece accompagnare da tre coriste, Les Jubilées. Nel '65, grazie alla versione italiana di "C'est irréparable (un an d’amour)", cantata da Mina, Nino ottenne una popolarità internazionale (ma il "favore" fu reciproco: col brano di Ferrer, infatti, la "tigre di Cremona" rientrò alla grande in classifica ed in TV - dalla quale era stata "allontanata" per aver concepito il figlio Massimiliano Pani al di fuori del matrimonio). Un'ulteriore consacrazione venne, poi, dall’incisione di "C’est irreparabile" fatta da Dalida. Ma quell'anno non furono tutte rose e fiori. La "Bel Air" fallì, e Ferrer entrò nella scuderia di Eddie Barclay, la "Riviera". Il primo 45 giri realizzato per la casa discografica - il terzo nella carriera di Nino - non incontrò il favore del pubblico, nonostante contenesse due ottime ballate blues - "Viens, je t’attends" e "Au bout de mes vingt ans" - ed un rhythm 'n' blues à la Ray Charles, il godibilissimo "Tchouk-ou-tchouk". Ma la ruota della fortuna gira in continuazione, come un cane che si morde la coda. Se poi il cane si chiama "Mirza", allora il trionfo è assicurato. In estate, Nino ed il suo nuovo complesso (il poliedrico organista Bernard Estardy, il batterista Richard Hertel e tre coriste) ottennero un ingaggio a Saint-Raphaël, sulla Costa Azzurra. Narrano le cronache che una sera, poco prima della loro esibizione, una vecchietta smarrì il proprio cagnolino, offrendo il destro a Nino per improvvisare, appunto, lo spassoso motivo di "Z'avez pas vu Mirza ?". Il pubblico, deliziato dal divertissement musical-CAN(oro), pretese a viva voce il bis. Il resto è storia... Il quarto EP di Ferrer uscì alla fine del '65, e presentava le seguenti tracce: "Mirza", "Les cornichons", "Il me faudra... Natacha" e "Ma vie pour rien"... Il '66-'67 è il biennio della definitiva consacrazione: grazie alla stessa sapiente ricetta di "Mirza", che amalgama rhythm 'n' blues e testi "nonsense", "Oh ! Hé ! Hein ! Bon !" e "Alexandre" vennero accolti con entusiasmo, trasformando Nino in una vera e propria stella (anche se il suo più grosso successo commerciale degli anni '60 fu il successivo "Le téléfon").
E qui, dopo essere partiti da molto ma molto lontano, arriviamo infine a trattare di quello che avrebbe dovuto essere l'argomento originario del post: il gruppo "Les Gottamou". Con gli altri due membri di questo effimero trio (uno era il fido organista Estardy), nel '66 Ferrer incise due EP, "Gamma-goochee" e "Le Monkiss de la Police": strumentale il primo, con una cover di "All About My Girl" di Jimmy McGriff e un pezzo molto "groovy" scritto dallo stesso Estardy ("Gribouille"); cantato da Ferrer il secondo. Tanta e tale era ormai la popolarità di Agostino Arturo Maria - dicevamo - che la "Riviera" ne volle fare una sorta di special-guest, visto che sulla copertina di "Le Monkiss de la Police" è scritto a caratteri cubitali "Avec la participation de Nino Ferrer". Il brano "Avec toi j'ai compris le monkiss" fu poi ripreso in Italia dalle gemelle Kessler, che lo intitolarono - sic et simpliciter - "Monkiss" (si trattava di un ballo, che però, con tutta evidenza, non attecchì come il twist o lo shake...): potete scaricarlo dal blog di bryan x http://agostinomaria.blogspot.com. Una cover di "Le monkiss de la police" è stata invece realizzata, in tempi molto più recenti, dalla band d'Oltralpe Sheetah & les Weissmuller. Un'ultima curiosità: il nome "Gottamou" è la contrazione francese dell'espressione gergale afro-americana "You gotta move" (nonché titolo di uno dei migliori pezzi blues di tutti i tempi). Purtroppo, dei due dischi dei "Gottamou" sono riuscito a reperire soltanto sei pezzi su otto. Pur inserendo un "contentino" (qualche "Bonus Tracks"), mancano comunque all'appello "Gamma-goochee" e "Blues des Gottamou"...

Tracklist

01) Le monkiss de la police
02) Monkiss est arrivé
03) Avec toi j'ai compris le monkiss
04) Y'a que toi monkiss

05) All about my girl
06) Gribouille

07) Jimmy McGriff - All About My Girl
08) Gemelle Kessler - Monkiss
09) Sheetah & les Weissmuller - Le monkiss de la police
10) Mississippi Fred McDowell - You Gotta Move

Gli esordi di Nino 1 ("I want a Monkiss on my back... and not only there...")



Parliamo ancora di Nino Ferrer, ma stavolta facciamo un grande salto all'indietro, quando il Nostro era ancora uno sconosciuto e annaspava nelle torbide acque della gavetta. Verso la metà degli anni '50, al Caffè "La Faluche" di Parigi, vicino al teatro dell'Odéon, il cantautore italo-francese conobbe Richard Bennett, un batterista dilettante che con lui condivideva l'amore per il jazz e per Louis Armstrong. Divennero inseparabili, e insieme formarono un'orchestina in puro stile New Orleans che si esibiva prevalentemente nel Giardino del Lussemburgo, nel VI arrondissement, e sui marciapiedi della Senna, all'altezza del Pont Neuf. Fu allora che Nino accantonò temporaneamente la chitarra ed il contrabbasso, imparati da autodidatta, per dedicarsi al banjo. Il 25 maggio del '53, Nino si innamorò perdutamente di una certa Claire che, se lo abbandonò a distanza di un anno troncando bruscamente la loro relazione, in compensò fu fonte d'ispirazione per uno dei suoi più celebri brani, "C’est irréparable (un an d’amour)". Quello stesso anno, Agostino Arturo Maria Ferrari si laureò alla Sorbona in Lettere e Filosofia. Ma la sua carriera nel mondo universitario non terminò con la licenza. Dopo l'incontro col Professor André Leroi-Gourhan nell'ambito di una specializzazione in Etnologia, infatti, si appassionò alla cultura dell'uomo preistorico, partecipò a diversi scavi archeologici, e tenne anche numerose conferenze in Francia e Spagna. Nel frattempo, però, Nino non trascurava la sua vera passione, quella per la musica, irrinunciabile e "primigenia" quanto la materia che andava approfondendo in ambito accademico, e continuava perciò a militare nei Dixie Cats di Richard Bennett. Nel 1956, il gruppo del batterista - attrazione del rinomato cabaret "Le Boeuf Sur Le Toit" e animatore delle serate musicali parigine - vinse il torneo annuale delle band "esordienti" nella categoria jazz di New Orleans, guadagnandosi così la possibilità di esibirsi alla "Grande Notte del Jazz", nella famigerata sala Wagram, al fianco delle più rinomate orchestre e di musicisti del calibro di Sidney Bechet.
Tra il '57 ed il '58, i "Cats" suonarono prevalentemente al "Théâtre du Vieux-Colombier" e, forti di un'accresciuta notorietà, anche nelle feste di gala di importanti istituti: tra le altre, quella del Politecnico nel '57, e quella della Scuola Superiore Aeronautica nel '58.
Come tutti gli artisti che hanno qualcosa da esprimere, però, Nino desiderava ottenere successo con le proprie canzoni, e non adagiarsi sul repertorio altrui. Prese quindi a proporre dal vivo pezzi come "C’est irréparable" o "Le blues des rues désertes", invero senza tanto riscontro, visto che gli ci vollero ancora parecchi anni prima di riuscire ad "imporre" le sue composizioni.
Nel gennaio del 1959, i Dixie Cats (Richard alla batteria, Nino al contrabbasso, Patrick Joubert al piano, Stéphane Guérault al clarinetto, Roland Hugues alla tromba, Jef Mariette e Christian Guérin al trombone) ottennero comunque un "incarico" di grande prestigio: oltre ad accompagnarlo nei suoi concerti, incisero assieme a Bill Coleman un EP intitolato "Bill Coleman presents Richard Bennett and The Dixie Cats". Il sodalizio col celebre trombettista statunitense si protrasse per circa un biennio.
Tuttavia, nel 1961 - dopo una tournée con i Chaussettes Noires (i famosi "Calzini neri" di Eddy Mitchell), la partecipazione al Festival del Jazz d'Antibes Juan-les-Pins, in cui aprirono gli spettacoli di Count Basie e Ray Charles, e con l'inarrestabile avanzata del rock 'n' roll - i Dixie Cats apportano delle sostanziali modifiche alla band. Richard e Nino decisero di abbandonare il ritmo ternario del jazz per quello binario del rock. Nino rimpiazzò il contrabbasso con un basso elettrico, Stéphane Guérault il suo clarinetto con un sax alto. Richard, invece, ingaggiò un pianista, due chitarristi ed una cantante. Persino il nome del gruppo non rimase indenne da questi repentini sconvolgimenti: si passò così da "Dixie Cats" a "RB RB" ossia "Richard Bennett Rhythm 'n' Blues". Ecco la spiegazione di questa fulminea metamorfosi nelle parole dello stesso Bennett: "Sans trahir nos influences ni sombrer dans une démagogie musicale cristallisée par le rock et autre twist, une certaine 'adaptation' s'imposait au sein du groupe, dont le seul nom était évocateur du jazz. Metamorphosé en 'Richard bennett & R 'n' B', nous souhaitons alors intégrer un chanteur au sein du groupe" (http://golfdrouot.ifrance.com/ricbent.html).
Sempre nel '61, Nino Ferrer, assieme a Stéphane Guérault, fondò un nuovo gruppo rock, i Red Caps, che però ebbe vita brevissima. Già agli inizi del '62, infatti, il cantante, che si sentiva troppo vecchio (!) per indossare i panni del rocker, si esibiva da solo nei cabaret della Rive Gauche. A partire da febbraio, sotto lo pseudonimo di Laurent Tosca e accompagnato soltanto dalla sua chitarra, Ferrer animò per qualche mese le serate del locale "La Bouquinerie", ma in estate si unì alla band del trombettista Gilles Thibault TNT (Twist and Twist). Dopo un'intensa stagione estiva, però, Nino si ritrovò di nuovo da solo, senza gruppo e senza ingaggio. Nel 1963, quindi, rientrò in seno all'orchesta dell'amico Richard Bennett, che nel frattempo accompagnava regolarmente la cantante americana Nancy Holloway... (continua)