giovedì 13 dicembre 2007

I Had a Dream ovvero Fried Spaghettis



Ieri notte - ma meglio sarebbe dire questa mattina, visto che mi sono addormentato verso le 4.30 - ho fatto un sogno. Nella maggior parte dei casi è estremamente difficoltoso mettere per iscritto un episodio onirico. Quando ci si risveglia, infatti, la stoffa di cui son fatti i sogni risulta molto più sgualcita di quella delle lenzuola. Ad ogni modo, cercherò di dare ordine al caos della mia recente attività inconscia. Anzitutto, il "filmino" proiettatto sulle mie palpebre chiuse era a colori. Mi trovavo in un fast-food londinese assieme alla "mia" ragazza. Desumo si trattasse della capitale britannica soltanto perché interloquivo con gli addetti del punto di ristoro-rapido in inglese. A posteriori, però, mi rendo conto che si sarebbe potuto trattare di una qualsiasi altra metropoli europea. Del resto, non sono sicuro neppure dell'identità della mia fantasmatica compagna, una combinazione di tratti fisionomici e caratteriali di due ex-fidanzate reali. La mia biondina cogli occhi azzurri aveva tanta fame e poca risolutezza, tanto che le è occorso parecchio tempo per vagliare le quattro vivande precotte del locale, rallentando così la coda per il bancone delle ordinazioni e facendomi spazientire. Alla fine, a dispetto del suo notevole appetito e non potendo procrastinare ulteriormente la sua decisione, non ha scelto un menu completo, ma ha optato per un comunissimo piatto di "Fries" e per la "specialità della casa", gli spaghetti fritti. "Per adesso - sembrava volermi comunicare sprezzante - mi accontento di questi. Quando sarò più sicura, potrai sempre rifare la fila". Che dovevo fare? Assecondarla, ovviamente... Il giovane inserviente del fast-food - dotato dell'immancabile e buffo cappellino con la visiera, in netto contrasto con la sua compostezza ed il suo aplomb tipicamente "British" - ha raccolto la mia commessa e, da bravo impiegato, ha gentilmente insistito perché assaggiassi "in anteprima" gli spaghetti, elogiandone l' "originalità" e la sapidità. Il loro aspetto era identico a quello delle patatine, il gusto stomachevole e ributtante (niente a che vedere con l'ottima "pasta scarfata" alla napoletana). Nauseato dalla bestialità di proporre a me - italiano - quei luridi spaghetti bruciacchiati, stavo giusto per mandare a quel paese il giovanotto, quando lui, ancor più compito e servizievole di prima, mi ha domandato: "E per lei, Signore?". Di fronte a tanto garbo, non solo ho desistito dal mio originario intento di "sputargli" in faccia spaghetti e rimostranze, ma l'ho persino ringraziato. Quindi, giocando al rialzo in termini di educazione e savoir-faire, gli ho detto: "Prenderei un piatto di lasagne, se non è troppo disturbo". "Ma si figuri, Signore, Lei non arreca alcun disturbo... Due minuti e le sue lasagne saranno cotte", ha ribattuto pronto lui. Quanta affettazione per nulla! E dire che già mi veniva da rigettare al terrificante pensiero della bisunta besciamella anglosassone. "Beh, vede - ho aggiunto io, indicando una sorta di avveneristico scaldavivande - mi sembra che l'apparecchio non sia in funzione. Sì, insomma, I thought it would have been a pro-test... cioè, scusi, intendevo dire a pro-blem..." "Non si preoccupi, Signore, siamo qui per servirLa... l'accendo subito", ha replicato scaltro e solerte l'inserviente. Mi ero fregato con le mie stesse mani. Ormai non mi restava che mettere il cuore in pace e lo stomaco in guardia... Durante la rassegnata attesa, però, mi è cascato addosso tra capo e collo un ben più grave motivo di insoddisfazione. Infatti, al tavolo della mia fidanzata si era nel frattempo seduto un ragazzo pakistano (!), il quale, favorito e incoraggiato dalla medesima, la corteggiava spudoratamente e continuava a mangiare a sbafo tutte le sue patatine fritte... Porca troia! Mi sono voltato un attimo e quella sgualdrinella ha tentato di gabbarmi alle spalle! In quanto al pakistano, mi auguro vivamente che le patate gli abbiano ostruito il gargarozzo e gli siano andate di traverso...

Per una possibile interpretazione del sogno rinvio me stesso all'arcinota opera di Freud "Psicopatologia della vita quotidiana - Dimenticanze, lapsus, sbadataggini, superstizioni ed errori" (in particolar modo per l'involontario ma significativo errore "pro-blem/pro-test").
Per un esegesi terra terra, invece, ecco qualche rapida considerazione:
1) La mia ex-fidanzata era francese, e in Inghilterra le patate fritte a bastoncino vengono chiamate "French Fries".
2) Tra le infinite denominazioni dialettali, colloquiali, familiari o, semplicemente, volgari che indicano l'organo genitale femminile, una delle più usate è appunto "patata" o "patatina" (vedi la spassosa pubblicità interpretata da Rocco Siffredi per la marca "Amica Chips" nel 2006).
3) Non credo di partorire sogni xenofobi. Dunque, immagino che la nazionalità dello spasimante straniero sia da imputare alla somiglianza fonetica tra il "paki" (o "pachi") di "pakistano" e la parola "pacchia" (lo "stronzo" mangia "a uffa" e concupisce senza difficoltà la mia ex... circostanze oltremodo piacevoli e fortunate!).
4) Nel sogno è ricorrente il motivo del tradimento attuato in modo particolarmente subdolo e viscido (gli spaghetti, spacciati per "originali", sono un pallido simulacro delle vere patate, e oltretutto si rivelano disgustosi; le lusinghe tese a distrarre; l'untuosa besciamella, ecc...).

Morale: "Moglie e buoi dei paesi tuoi"...

Song: Morphine - French Fries W. Pepper (from the album "Like Swimming")

ROCCO SIFFREDI in "AMICA CHIPS"

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