Nonostante avesse già all'attivo un pregevole album omonimo e diversi singoli, David Bowie raggiunse la fama soltanto nell'autunno del 1969 grazie al pezzo folk-rock "Space Oddity". Il brano, scritto ed inciso l'anno precedente, trovò la sua confezione perfetta negli arrangiamenti sinfonico-psichedelici di Paul Buckmaster e la sua ideale collocazione storica nelle celebrazioni dell'allunaggio. Per questa ballata "fantascientifica", incentrata sulla figura immaginaria e melanconica del Maggiore Tom, perso nel cosmo, il cantante inglese trasse ispirazione dal film di Stanley Kubrick "2001: Odissea nello spazio", anche se la maggior parte dei critici ha evidenziato come il testo possa altresì rappresentare un'allegoria non tanto velata dell'uso di stupefacenti ("Take Your Protein Pills and Put Your Helmet On"...). Lo stesso Bowie, del resto, non fece niente per smentire questa interpretazione. Qualche anno più tardi, anzi, sembrò addirittura suffragarla con un verso della sua hit "Ashes to Ashes": "We Know Major Tom's a Junkie", dove il termine slang "Junkie" sta per eroinomane. Il piccolo "melodramma" spaziale dell'artista londinese, ormai entrato di diritto nella storia del rock, fu tradotto per il mercato italiano da Mogol col titolo "Ragazzo solo, ragazza sola" (una trasposizione a dir poco imbarazzante, che dell'originale conserva soltanto l'accenno al tema del "volo") e fu interpretato dal gruppo i Computers alias i fratelli Gabriele e Mario Balducci. Questa cover italiana, alla cui incisione si vocifera partecipò anche Lucio Battisti con la chitarra acustica, fu la prima registrazione in assoluto della mitica etichetta "Numero Uno", e nel '70 ottenne un considerevole successo, tanto che lo stesso Bowie la cantò nella nostra lingua. Di "Space Oddity" esiste anche un'altra cover italiana, "Corri, uomo, corri" dei Giganti (1970), decisamente meno riuscita di quella dei Computers. Con il nostro idioma, invece, il Duca Bianco si cimenterà di nuovo qualche anno più tardi, nel 1986, eseguendo la sempreverde "Volare" di Modugno per il film musicale "Absolute Beginners" di Julien Temple. In questa mini-compilation, oltre ai brani già citati, sono rispettivamente incluse la cover live di "Space Oddity" interpretata da Natalie Merchant, e quella realizzata dall'emergente cantautrice di Montpellier Émilie Simon per l'album-tributo "Bowiemania".
Da notare che anche Elvis Presley, al pari di Bowie, rimase affascinato dall' "Odissea" di Kubrick e dalla relativa colonna sonora, che conteneva l'introduzione di "Così parlò Zarathustra" ("Also sprach Zarathustra"), uno dei poemi sinfonici più noti di Richard Strauss. Per tutti gli anni '70, sino alla sua morte, il Re del Rock volle utilizzare il brano come "opening track" dei suoi titanici show.
Tracklist:
01) David Bowie - Space Oddity (Original Version - The Deram Anthology)
02) David Bowie - Space Oddity
03) Computers - Ragazzo solo, ragazza sola (Space Oddity - Italian Version)
04) David Bowie - Ragazzo solo, ragazza sola (Space Oddity)
05) I Giganti - Corri, uomo, corri (Space Oddity - Italian Version)
06) Natalie Merchant - Space Oddity
07) Émilie Simon - Space Oddity
08) David Bowie - Volare
09) Bonus Track: David Bowie - Heroes (French Version)
10) Bonus Track: David Bowie - Helden (Heroes - German Version)
11) Bonus Track: Elvis Presley - Live In Dallas - June 6 & 7, 1975 - Also Sprach Zarathustra-See See Rider
1 commento:
Caro Corbaccio, non vorrei dare una informazione errata, ma il passaggio relativo al fatto che il 45 giri dei Computers sia stato il primo per la neonata Numero Uno, credo non sia esatto. A mio avviso, a inaugurare la nuova etichetta fu il 45 giri (ZN 50007 - 1968) degli Alpha Centauri, complesso veronese che incise DAI TRENO DAI cover dai 1910 Bubblegum Co. con retro IMMAGINE BIANCA, sempre cover, ma questa volta da Hank Marvin. Vera in questo caso la partecipazione non accreditata di Lucio Battisti, proprietario dell aNumero Uno, ma ancora sotto contratto con altra casa discografica per cui soggetto a precisi vincoli legali. Tale informazione è riportata anche nel recente libro CAFFE' AMARO di Pierpaolo Adda, batterista degli allora Kings e, tra l'altro, produttore porprio del 45 giri di cui ti dico.
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