lunedì 17 novembre 2008

Eva di Joseph Losey



Tyvian Jones (Stanley Baker), scrittore gallese che deve il suo successo ad un'opera largamente plagiata, vive a Venezia con la premurosa fidanzata Francesca (Virna Lisi), ma s'innamora di una squillo d'alto bordo, Eva (Jeanne Moreau). La donna, una femme fatale enigmatica, ribelle e sfuggente, fa perdere la testa all'uomo, sino a ridurlo ad uno stato di completa schiavitù. Tyvian la segue a Roma per lunghi periodi, dove ella risiede, e ne asseconda ogni capriccio (costosi week-end in alberghi di prima nella città lagunare, richieste di denaro, vizio del gioco), ma ciò che ne riceve in cambio sono soltanto cocenti delusioni. L'insondabile dark lady, dopo lunghe assenze, ricompare nella vita dello scrittore sempre con nuovi occasionali accompagnatori. Amareggiato, Tyvian sposa Francesca, pur non riuscendo a togliersi dalla testa Eva. Durante un'assenza della novellla sposa, infatti, trascorre una notte con la prostituta. La mattina seguente, Francesca li sorprende e, stravolta, fugge verso un tragico destino. Lo scrittore medita di uccidere Eva, ma non ne è capace, perché è troppo legato alla scellerata.
Tratto dall'omonimo romanzo di James Hadley Chase, "Eva" è un melodramma erotico a tinte forti sull'ambiguità del rapporto tra i sessi, nonché un'amara parabola sui giochi di potere all'interno dei legami di coppia, temi ricorrenti nei film del regista Joseph Losey. E tuttavia, nonostante lo splendido bianconero di Gianni Di Venanzo, che fotografa in maniera impeccabile una Venezia triste e struggente, la pellicola è anche una delle meno riuscite del cineasta statunitense. È vero che i produttori, per mezzo di tagli e censure, infierirono barbaramente sul film, tanto che ne circolano differenti versioni, eppure lo stile barocco e freddamente intellettuale allontanano irrimediabilmente lo spettatore, non consentendogli alcuna partecipazione emotiva. Inoltre, la messe di simboli - dall'acqua agli specchi, dalle maschere alle uova che colleziona Eva - è francamente urticante, al pari dei significati riposti e dei continui sottintesi. Insomma, la criptica allegoria del burattinaio (Eva) che tira i fili della sua marionetta (Tyvian) finisce presto per stancare. (Il Corbaccio)

Il film in lingua originale

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