mercoledì 28 novembre 2007

Oh, Coccinella, tu mi sembri la più bella (Message in a Black Bottle)...


Ciao, ma petite chérie,



domenica scorsa, nel tardo pomeriggio, ho fatto una passeggiata in centro. Il cielo era terso e l'aria pulita e frizzante. Condizioni climatiche rarissime qui a M., soprattutto in un mese bigio e lugubre come novembre. Un caffè, due chiacchiere con Maria Grazia, che mi ha accompagnato, e poi - irresistibilmente attratto dai grandi manifesti promozionali appiccicati alla vetrina - mi sono fiondato nella libreria di Corso Duomo. Erano settimane che non ci mettevo piede ma, nonostante il tempo trascorso, i volumi esposti sugli scaffali erano rimasti pressappoco gli stessi. Le consuete edizioni dozzinali di titoli che, pur "tirati dietro" per due lire, uno non si prenderebbe la briga non dico di leggere, bensì di reggere in una sportina di cellophane fino al ritorno a casa. Tuttavia, tra tanto spreco di carta, qualcosa di papabile e gustoso sono riuscito a scovarlo: "Storie di mummie", un'antologia dei migliori racconti e romanzi sull'argomento scritti dai maestri della narrativa fantastica. Essendo edito dalla "Newton" nella collana "I Mammut", il tomo non è certo pregiato (carta scadente e grafica dozzinale), ma le pagine di letteratura che contiene sono davvero rimarchevoli. Inoltre, tra i tanti titoli presenti, figura anche "Il romanzo della mummia" di Théophile Gautier, che stavo cercando da parecchio. Potevo forse non pensarti? La mia mente - proprio come farebbe un archeologo con la protagonista assoluta dell'antologia, custode misteriosa e silenziosa dei segreti del passato - ha tolto le bende ai ricordi ed ha osservato, con meraviglia e melanconia al contempo, i drammatici effetti della vanità dei sentimenti. Quanti mesi sono trascorsi dal nostro primissimo incontro? Mah! Fammi fare due conti. Non sono bravo a memorizzare date e ricorrenze particolari, nemmeno quelle che dovrebbero essere più significative per me. Era il febbraio dello scorso anno, di questo sono sicuro. Ma sono altre le cose che s'incidono con più vigore nei "solchi" del mio cervello, e che sovente ronzano imperterriti ed ossessivi come un vecchio disco pieno di polvere che si sia incantato sul grammofono. I tuoi occhi azzurri e vispi, ad esempio. La pelle candida e abbacinante del tuo volto. Le tue gote arrossate dal freddo vento di fine inverno. Le tue adolescenziali trecce bionde. La tua bizzarra ed inconsueta parlantina, difficilmente riscontrabile nelle tue coetanee di questa maledetta ed ipocrita città (e infatti, mi è occorso un buon quarto d'ora - in virtù della tua perfetta padronanza dell'italiano - per capire che eri straniera). La tua effervescente curiosità, unita ad una contagiosa socievolezza. La tua giacchetta di pelle "vintage", stretta ed aderente; i tuoi guanti di lana tagliati à la clochard, con tutti i colori dell'arcobaleno...
Ecco, avrei dovuto scattarti la foto per il giornale così come mi ti sei parata innanzi quella sera, e poi "fuggir" via di corsa, lasciando il campo al tanto vituperato cruccio delle "occasioni mancate". E invece no. Già conquistato a mia insaputa, ho acceso una candela di speranza con la stessa leggerezza con la quale ci si accende una sigaretta, scatenando quell'incendio incontrollabile che mi spinge tuttora - dopo estasi, deliqui, esaltazioni, liti, furori, pentimenti e riconciliazioni - a scriverti in forma anonima dalle pagine virtuali di un blog. Ebbene sì, pur autocensurandomi, non rinuncio ad inviarti questo messaggio "nero e criptato", e per di più senza firma. Me lo consentono la moderna tecnologia e quel poco di pratica del linguaggio HTML che ho acquisito grazie alla frequentazione di Internet. In altri tempi, come puoi constatare dal titolo che ho dato a questo "post", avrei verosimilmente affidato i miei pensieri ad una bottiglia. Ma le probabilità che essi giungano al legittimo destinatario sono praticamente le stesse, forse addirittura inferiori. E questo nonostante i vari link, tag, motori di ricerca, parole-chiave, e via discorrendo. Siamo sul Web, no? Una tela che si va allargando ed intricando a dismisura di giorno in giorno...
Forse, codesto collegamento ipertestuale sarà già scomparso tra poche settimane, perché non avrò avuto la pazienza di aggiornare il blog, o lo avrò chiuso con un semplice click del mouse... Fosse altrettanto semplice riattizzare i carboni di un Amore apparentemente sopito! (Ancora mi illudo che tu mi abbia amato realmente: sono proprio uno stolto pervicace!)...
Magari, adesso avrai già un altro fidanzato col quale amoreggiare sotto il ponte Mirabeau... Pazienza! L'anno scorso ho fatto il possibile e l'impossibile per riabbracciarti. Ci sono riuscito con fiumi d'inchiostro e di lacrime. Oggi i tempi son cambiati... E non si tratta di una questione d'orgoglio, che ho già forzato e calpestato in più d'una occasione. Molto semplicemente, non potrei più permettermi un'ennesima deriva sentimentale...
Comunque, mancano soltanto due giorni al tuo 24mo compleanno, e a dispetto della mia succitata idiosincrasia per le ricorrenze, ho pensato bene di dedicarti una canzone allegra e spensierata, per ricordarmi di te nel migliore dei modi possibile e lasciarmi alle spalle, come immondizia trascinata dalle correnti di un fiume, tutto il male che ho patito...
So che l'immagine potrà apparirti un po' fosca ed inquietante, quasi da grand-guignol ottocentesco, ma questo è il mio modo di "mummificarti"...



Allora, Bon Anniversaire, Amore mio Ideale!



Keywords: "Chloé Gautier", Bagneux, 92220, Île-de-France, Paris, Cora, Apollinaire, Pont Mirabeau, Amour F(o)u, Je t'aime moi non plus


Le Pont Mirabeau

(Qui interpretata da un lettore d'eccezione)

Sous le pont Mirabeau coule la Seine / Et nos amours / Faut-il qu'il m'en souvienne / La joie venait toujours après la peine


Vienne la nuit sonne l'heure / Les jours s'en vont je demeure

Les mains dans les mains restons face à face / Tandis que sous / Le pont de nos bras passe / Des éternels regards l'onde si lasse

Vienne la nuit sonne l'heure / Les jours s'en vont je demeure

L'amour s'en va comme cette eau courante / L'amour s'en va / Comme la vie est lente / Et comme l'Espérance est violente

Vienne la nuit sonne l'heure / Les jours s'en vont je demeure

Passent les jours et passent les semaines / Ni temps passé / Ni les amours reviennent / Sous le pont Mirabeau coule la Seine

Vienne la nuit sonne l'heure / Les jours s'en vont je demeure

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