sabato 12 gennaio 2008

Bada, bada, Corbaccio... Trova, trova... il Trovajoli eroticus




Riporto dal "Dizionario dei film italiani Stracult" di Marco Giusti:

"[Homo eroticus...] Forse il film della consacrazione a mito di Lando Buzzanca. Suo trionfo personale, diretto da Marco Vicario, nel ruolo del cameriere Michele Cannaritta, uomo superdotato come pochi. 'La gente è ancora convinta che io abbia tre palle...', ha ricordato Buzzanca ad "Amarcord". Da questo film parte il successo del personaggio Buzzanca eroe dei fumetti erotici come 'Lando' e 'Il Montatore' ('Ma io con questa storia non c'entro proprio niente, ho perfino messo di mezzo un avvocato. Sei milioni, gli ho dato, negli anni '70...'). Insomma il siculo superdotato Michele si ritrova a fare il cameriere a Bergamo nella casa di Luciano Salce e signora, Rossana Podestà [che era la moglie di Vicario, Ndr.]. Ovviamente si farà la moglie, ma anche le sue amiche e tutte le cameriere. Cacciato per gelosia dalla padrona, finirà, dopo molte avventure con una serie infinita di donne, per sposarsi Simonetta Stefanelli, vera ragazza del Sud e figlia dell'amico barbiere siculo Michele Cimarosa"[...]

Gerlando Buzzanca, in arte Lando, non avrebbe bisogno di presentazioni. Qui ci limiteremo a ricordare che questo grande interprete, lanciato da Pietro Germi in "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata", fu in seguito valorizzato sia da Antonio Pietrangeli, che gli affidò due ruoli di prestigio ne "La parmigiana" e "Il magnifico cornuto", che da Alberto Lattuada, il quale lo volle protagonista del suo "Don Giovanni in Sicilia". Ma per l'attore palermitano (classe 1935) il vero successo popolare arrivò con "Il merlo maschio", diretto nel '71 da Pasquale Festa Campanile, in cui diede prova della sua straordinaria capacità mimetica, conferendo al suo personaggio - un musicista frustrato che si rivale sulla società attraverso l'esibizione pubblica delle grazie nude della moglie - una notevole complessità di sfumature psicologiche (fu bravissimo, ad esempio, nel bilanciare il lato comico-grottesco con un sottile ma consistente velo di melanconia). Anche se la critica continuò a dileggiarlo per tutti gli anni '70, in quel decennio Buzzanca fu uno dei mattatori indiscussi della commedia italiana, e la sua verve comica, unitamente alla creazione di un personaggio stereotipato - un impenitente mandrillo perennemente a caccia di gonnelle, spesso egocentrico e maschilista - incontrò un vasto consenso di pubblico. Quando la risata all'italiana "si sfilò la biancheria intima", sterzando bruscamente verso il triviale e lo scollacciato, Lando preferì dedicarsi alla radio, alla TV ed al teatro. Recentemente - dopo anni di oscurantismo sinistrorso, che avrebbe ingiustamente spento i riflettori su di lui boicottandolo (sono sue affermazioni ma non si stenta a crederci) - Lando è tornato prepotentemente alla ribalta: prima con le seguitissime fiction TV "Mio figlio" e "Chiara e Francesco", in cui ha rispettivamente coperto gli "scomodi" panni del Commissario Vivaldi, un integerrimo poliziotto che scopre di avere il figlio omosessuale, e quelli di Pietro di Bernardone, il padre del Santo di Assisi; infine con la riduzione cinematografica de "I Viceré", realizzata da Roberto Faenza ed uscita nelle sale, con un ottimo riscontro e di pubblico e di critica, lo scorso novembre.

La colonna sonora di "Homo eroticus" è un piccolo gioiello, il cui merito artistico supera indubbiamente quello del film per cui è stata composta, e dimostra l'incredibile eclettismo del novantenne Maestro Armando Trovajoli. Attorno alle quattro variazioni del Main Theme "Titoli", in cui la "drammatica" sicilianità dello scacciapensieri viene equilibrata dalle note argentine e vivaci dell'organo e da quelle grottescamente grevi dei fiati, il compositore romano costruisce una partitura densa d'ironia. Basti pensare al ridondante piano di "Primo incontro" o alla profusione di archi e vocalizzi in brani come "Concettina" e "Rallenty", sberleffi in piena regola ai melensi temi d'amore di tante pellicole strappalacrime degli anni '70. L'irrisione si fa smaccata nel brano "U picciuttazzu", cantato da Pino Ferrara ("come un aceddu sbattutu da lu ventu, ca cerca lu nidu; quannu lu trova, ci si infila dintra..."), e nell'ultimo pezzo "Titoli-finale", un ritmatissimo jazz in stile "saloon" in cui il piano e il "marranzanu" (lo scacciapensieri) vengono portati ad un parossistico accesso di spensierata e gaudente follia. Una musica che mantiene inalterata la sua freschezza, e che può essere assaporata con sommo gusto più e più volte, anche separatamente dall'originario contesto cinematografico. (Il Corbaccio)

ARMANDO TROVAJOLI - HOMO EROTICUS

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