Rex e Saskia sono una giovane coppia di innamorati olandesi in vacanza in Francia. Durante una sosta in una stazione di servizio, la ragazza, allontanatasi per acquistare una Coca e una birra, scompare misteriosamente per non fare più ritorno. Dissolta nel nulla, senza motivi, senza logica apparente. Assolutamente convinto che si tratti di un rapimento e non di una fuga volontaria, Rex dedica gli anni seguenti alla ricerca della fidanzata, non tanto nella sempre più flebile speranza di ritrovarla ancora in vita, quanto per scoprire cosa le sia accaduto e veder così svelato il mistero che lo ossessiona. L'anelito alla scoperta della verità diventa per Rex un'idea fissa: a tre anni dall'accaduto, continua ad affiggere manifesti, a rilasciare interviste televisive, a scandagliare maniacalmente la giornata del fattaccio. Neppure la sua nuova donna può far fronte ad una tale caparbietà e, non essendo disposta a condurre un ménage à trois (c'è sempre di mezzo il "fantasma" di Saskia), lo lascia. La svolta si presenta quando Raymond, l'uomo che ha rapito Saskia, si fa vivo e sembra aver voglia di giocare al gatto e al topo. Il rapitore, un ambiguo e strambo professore di chimica, promette di rivelare il mistero a Rex, se questi accetterà di prendere un sonnifero. Dapprima furioso e titubante, Rex si piega infine alla condizione di Raymond, ma la soddisfazione della curiosità verrà pagata a carissimo prezzo.
Il film di George Sluizer - scritto da Tim Krabbé, che lo ha sceneggiato basandosi sul proprio romanzo "The Golden Egg" - è un thriller psicologico cinico e feroce, che ha il suo punto di forza nella rappresentazione dell'apparente normalità del Male. Non a caso, la parte del leone è affidata al personaggio di Raymond Lemorne (interpretato da un Bernard-Pierre Donnadieu in stato di grazia), la cui vera identità è svelata sin dal principio allo spettatore. Pater familias esemplare, cittadino modello, scrupoloso professore, Raymond è un campione di mimetismo (come l'insetto stecco sul quale si apre il film), un sociopatico perfettamente integrato nella sua comunità. Ciò che rende ancor più "mostruosa" la sua figura è la sua fredda e lucida determinazione, la ricerca della perfezione nel crimine. Raymond, che in passato aveva salvato una bambina da sicuro annegamento, ma che al contempo aborrisce la casualità e il Fato, ha rapito Saskia per ristabilire un grottesco ordine matematico nel suo allucinato microcosmo, secondo l'assioma che un atto eroico è tale soltanto se compensato da un grave misfatto. Il film di Sluizer, da cui non stilla nemmeno una goccia di sangue, parte in "sordina" e costruisce la tensione per gradi, fino a giungere ad un epilogo agghiacciante, con una delle soggettive più claustrofobiche della storia del cinema.
Nel 1993, "Spoorloos", che in Italia è uscito col titolo "Il mistero della donna scomparsa", è stato oggetto di un remake statunitense diretto dallo stesso regista, "The Vanishing", con Jeff Bridges, Kiefer Sutherland, Nancy Travis e Sandra Bullock. Il rifacimento, però, è di gran lunga inferiore all'originale, non soltanto perché annacqua e banalizza la storia, ma soprattutto perché opta per un debole e consolatorio "happy end".
Il film in lingua originale con sottotitoli in inglese
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